LINEE, LUMI ET OMBRE FINTE. Disegni dei maestri genovesi tra ‘500 e ‘700

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05|03|2016_12|06|2016

La mostra d’arte traccia una storia illustrata della pittura genovese, una delle scuole più significative del panorama artistico nazionale nel periodo tra il Cinquecento e il Settecento, con particolare attenzione ai capiscuola e ai principali collaboratori e agli allievi. 

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Domenico Fiasella, Clorinda

Per la prima volta viene presentata una raccolta proveniente da una collezione privata: un nucleo di disegni realizzati da quegli artisti che hanno lasciato un segno profondo sulla storia artistica della città di Novi Ligure, capoluogo di quella fascia al di là dell’Appennino definita Oltregiogo che in pieno Seicento era sotto l’influenza della Repubblica di Genova. 

Da anni, infatti, l’Amministrazione Comunale è impegnata nel recupero e nella valorizzazione dei beni artistici e architettonici di proprietà civica, prevalentemente di scuola e impostazione genovese, proprio per il legame storico e geografico con il capoluogo ligure. Da questa attività due i risultati di maggior rilevanza: un progetto di valorizzazione triennale denominato Tracce liguri di cui la città di Novi è capofila e la mostra permanente ospitata dal Museo dei Campionissimi Tesori sacri dalla collezione civica che ha permesso una valorizzazione definitiva delle opere di proprietà dell’ente, tra cui il famoso e noto dipinto di Bernardo Strozzi, Beato Salvatore da Horta.

L’allestimento di Linee, lumi et ombre finte, mostra curata da Valentina Frascarolo e Chiara Vignola (in collaborazione con Maria Clelia Galassi per la ricerca e per l’indagine diagnostica e Daniele Sanguineti autore, insieme a Frascarolo, delle schede), mette proprio in relazione i disegni di quegli stessi maestri che a Novi hanno operato su commissione delle famiglie dell’aristocrazia genovese e delle confraternite locali. 

Un’occasione, dunque, per indagare e seguire un’ideale storia del disegno nei secoli d’oro della cultura ligure così strettamente legata alla nostra identità territoriale.


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Valerio Castello, studio per fontana

DA DOVE NASCE LA MOSTRA

Il collezionista che ha messo a disposizione le opere, appassionato storico, fine conoscitore e mecenate, trae genesi per la sua ricerca quindici anni fa e, negli anni, la sua raccolta sotto la guida dello storico Camillo Manzitti, amico e complice di interessi, ha raggiunto livelli d’eccellenza. La metodologia conservativa, curata e pregevole, presenta una similitudine con i dipinti: i fogli esposti, insolitamente montati con cornici antiche, sono protetti da vetri appositamente studiati per preservarne il segno dai danni dell’illuminazione. Molte opere di questa proprietà, note e pubblicate, hanno un ruolo di rilievo in esposizioni di profilo nazionale e internazionale, segno di una non comune propensione alla condivisione della bellezza. 

Per sua parte, accanto alla necessità propria del Museo di ricerca e valorizzazione, il collezionista ha il merito di nutrire un interesse storico spiccato e vivace tale da essere portato comunque alla ricerca della verità, affidandosi a nuove collaborazioni con la finalità di aggiornare il corpus di studi relativo alle opere. 


SCHEDA TECNICA

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Giovan Battista Poggi, Sansone adora gli idoli

Sono cinquantasette i fogli studiati e selezionati nell’intento di ricostruire gli elementi più significativi e interessanti della storia grafica dei maestri genovesi da Luca Cambiaso a Giovanni Agostino Ratti, con capolavori di indubbio valore storico che getteranno le basi di un ulteriore percorso di ricerca sul disegno a Genova. 

Concentrarsi sulla pratica disegnativa che si svolgeva quotidianamente all’interno degli spazi lavorativi dei protagonisti di circa trecento anni di storia pittorica sviluppatasi entro i confini della Repubblica di Genova, rivela le radici artistiche e le linee di ricerca lì perseguite. Una storia raccontata per la prima volta da Raffaele Soprani nelle Vite de’ pittori, scoltori et architetti genovesi (1674), successivamente integrata e proseguita da Carlo Giuseppe Ratti nella sua riedizione settecentesca (1768-69), dove si assiste prima, tra il Cinque e il Seicento, al passaggio dalla bottega artigiana allo studio d’artista, denominato “stanza”, e successivamente, nel Settecento, con l’apertura dell’Accademia, alla comparsa del concetto di “scuola”. 

Fu il confronto con gli altissimi vertici raggiunti a inizio Cinquecento nei cantieri vaticani da Michelangelo e Raffaello, approdati a Genova grazie all’arrivo nel 1528 di Perin del Vaga, a dare inizio a detta del Soprani alla maniera moderna: Luca Cambiaso, su incitamento del padre Giovanni – e nel secolo successivo anche Valerio Castello e Domenico Piola – prese a sperimentare sulla carta la resa della plasticità di una figura in movimento ammirando gli affreschi della dimora di Andrea Doria.

Il corpus espositivo della mostra composto da 57 disegni si apre proprio con tre fogli di Luca Cambiaso, prosegue con Giovan Battista Paggi, Lazzaro Tavarone, Giovan Battista Castello “il Bergamasco” e Giovan Battista Castello “ il Genovese”, Bernardo Castello, Andrea Ansaldo, Giulio Benso, Giovanni Andrea De Ferrari, Orazio De Ferrari, Sinibaldo Scorza, Domenico Fiasella, Cornelius De Wael, Giò Benedetto Castiglione detto “il Grechetto”, Valerio Castello, Bartolomeo Biscaino, Giovan Battista Merano, Domenico Piola, Anton Maria Piola, Carlo Antonio Tavella, Alessandro Magnasco, Domenico Parodi, Paolo Gerolamo Piola, Lorenzo De Ferrari e si chiude con un disegno di Giovanni Agostino Ratti.

L’ordine scelto per la presentazione dei fogli, anticipato da un excursus storico curato da Valentina Frascarolo, è cronologico e si sviluppa in una serie di medaglioni biografici a cura ancora di Frascarolo e di Daniele Sanguineti che inquadrano gli artisti e il corpus grafico in relazione ai fogli esposti. Particolare attenzione è riservata alle tecniche di indagine diagnostica, effettuate con il supporto dello Studio di Antichità e Restauri Gabbantichità di Tortona, che, oltre a rappresentare in questo specifico progetto il trait d’union tra pubblico e privato, ha provveduto con il suo know-how a fornire il “materiale” a Maria Clelia Galassi al fine di indagare i disegni esposti, dimostrando ancora una volta la forza del binomio tra scienza e storia dell’arte.


CURIOSITÀ

Il titolo Linee, lumi et ombre finte è liberamente tratto da una lettera con cui Giovan Battista Paggi descrive al fratello l’atto del disegnare e si collega in maniera filologica alla scelta del foglio Salomone adora gli idoli dell’artista come immagine della mostra, a riassumere l’atteggiamento di chi si accinge, oggi, come ieri, a realizzare un disegno: tracciare le linee, risparmiando la carta per i lumi, e delineare le ombre, riportate e finte.


LINEE, LUMI ET OMBRE FINTE. Disegni dei maestri genovesi tra ‘500 e ‘700

5 marzo – 12 giugno 2016

Mostra a cura di

Valentina Frascarolo, Storico dell’arte – Ricercatore indipendente

Chiara Vignola, Specialista in storia dell’arte, Conservatore del Museo dei Campionissimi e della Collezione civica 

Contributi in catalogo

Maria Clelia Galassi, Docente di Metodologia della Storia dell’Arte, DIRAAS, Unige

Valentina Frascarolo, Storico dell’arte – Ricercatore indipendente

Chiara Vignola, Specialista in storia dell’arte, Conservatore del Museo dei Campionissimi e della Collezione civica

Schede a cura di

Valentina Frascarolo, Storico dell’arte – Ricercatore indipendente

Daniele Sanguineti, Ricercatore di Storia dell’arte Moderna, DIRAAS, Unige 

Catalogo edito da Comune di Novi Ligure

Sponsor tecnici

Studio d’Arte e Restauro Gabbantichità, Tortona

Assicurazione Le Generali, Agenzia principale di Novi Ligure